Sfogliando la dodicesima edizione dell’Osservatorio sulle entrate fiscali, a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e di Cida, Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità, presentata alla Camera dei Deputati si ritrovano dei dati che meritano un approfondimento. Ad esempio che quasi la metà degli italiani non versa un euro di Irpef, il dodici per cento versa 26 euro all’anno: su 42,6 milioni di dichiaranti, oltre il settantacinque per cento dell’intera Irpef è pagato da circa 11,6 milioni di contribuenti, cioè un quarto degli italiani paga i tre quarti dell’imposta. Quelli che versano almeno un euro di Irpef in Italia sono 33,5 milioni, vale a dire poco più della metà della popolazione complessiva (quasi sessanta milioni). Il restante 43% degli italiani non ha redditi o non li dichiara.
Nel dettaglio, chi ha un reddito tra 0 e 7.500 euro lordi, vale a dire 7,2 milioni di italiani pari al 12% della popolazione, paga in media 26 euro di Irpef l’anno ed è “pertanto a carico dell’intera collettività”, evidenzia il rapporto. Peraltro “E’ davvero credibile che quasi la metà degli italiani viva con circa di 10mila euro lordi l’anno?” Questo dicono i dati.
Nella fascia subito superiore, quella dei contribuenti che dichiarano redditi tra i 7.500 e i 15mila euro lordi l’anno, l’Irpef media annua pagata per contribuente è di 296 euro. L’insieme di queste 3 fasce di contribuenti, vale a dire 16.169.510 soggetti versa solo 1,19% del totale Irpef.
Sommando tutte le fasce di reddito fino a 29mila euro, risulta che il 72,59% dei contribuenti italiani versa soltanto il 23,13% di tutta l’Irpef. “Una fotografia più vicina a quella di un Paese povero che di uno Stato membro del G7 e che parrebbe oltretutto poco veritiera guardando a consumi e abitudini di spesa degli italiani, che solo nel 2023 hanno destinato al gioco d’azzardo, slot machine e gioco online compreso, circa 150 miliardi di euro”, commenta il professor Alberto Brambilla, presidente del centro studi Itinerari previdenziali.
A pagare la stragrande maggioranza delle tasse sono quei poco più di 7 milioni di versanti con redditi superiori ai 35mila euro. Dalle dichiarazioni 2024 relative al 2023 emerge che le imposte pagate da un lavoratore dipendente con un reddito tra 35 e 55mila euro sono 34 volte quelle di un reddito tra 7.500 e 15 mila euro. È la trappola del ceto medio: molti ricevono senza dare, pochi danno senza ricevere.
Certo promettendo “meno tasse per tutti” si vincono le elezioni, ma ormai è tempo di una vera riforma fiscale per ottenere quelle risorse che saranno sempre più necessarie a sostenere il welfare sociale e livelli minimi di sostegno a chi ha veramente bisogno.
Tiziano Conti













