Nella chiesa parrocchiale riaperta al culto, dopo il terremoto del 2023, grazie all’intervento del vescovo Mons. Toso, Domenica scorsa 6 luglio 2025, don Anselmo Fabbri ha festeggiato il fausto traguardo del settantesimo anniversario della sua Prima Messa Solenne a Lutirano che, infatti, aveva celebrato il 3 luglio 1955. Aveva ricevuto la Sacra Ordinazione Sacerdotale il 29 giugno precedente, nella chiesa cattedrale di Modigliana, per il ministero del vescovo Massimiliano Massimiliani, assieme ai confratelli, don Arnaldo Caroli, deceduto nel 2009 e don Bruno Malavolti, attuale parroco di Crespino del Lamone.
Don Anselmo risiede ora nella Casa del Clero di Faenza, da oramai circa un decennio, dove si trovano pure altri confratelli anziani e il vescovo emerito Mons. Claudio Stagni. Don Anselmo, nato a Modigliana il 21 aprile 1932, rimase orfano di padre in tenera età e si trasferì quindi con la sorella e la madre presso la casa colonica denominata Sermano, dai fratelli di lei, in alta Valle Acerreta: questo fatto influenzò non solo la sua infanzia ma pure la giovinezza e l’età adulta. Frequentò infatti fin da bambino la Casa canonica del parroco di Lutirano, don Luigi Russo, del quale divenne affezionato discepolo e figlio spirituale. Concluse le scuole elementari, fu avviato al seminario minore di Modigliana dove frequentò le scuole medie ed il ginnasio. Passò poi al seminario di Faenza dove proseguì gli studi liceali, nei quali si distinse, dimostrando amore per lo studio e vivace capacità intellettuale. Ottenuta la maturità classica si trasferì al seminario maggiore di Firenze per gli studi accademici filosofico teologici. Ed è al termine dei quali che fu quindi ordinato sacerdote e subito inviato non come cappellano presso una parrocchia, come di consuetudine, ma quale ventitreenne parroco di Gamogna: il penultimo della serie.
Qui si trovò a diretto contatto con l’epocale, rapido e drastico fenomeno dello spopolamento della montagna, ritenuto irreversibile, che dipartiva dalla sommità del crinale appenninico, per discendere gradualmente nelle valli, spesso in situazioni di contrasto sociale e culturale, tra tradizione e modernità. In questi anni mantenne comunque ancora assiduamente il rapporto filiale e fraterno con il parroco di Lutirano, ormai anziano e malato, al quale succedette nel 1958, anno della sua morte. Gli anni successivi lo videro impegnarsi ancora assiduamente negli studi universitari di Lettere e Magistero e al Conservatorio, dove studiò Pianoforte e Direzione di coro, divenendo professore di Lettere nonché ottimo musicista; questa volta nella città di Bologna, alternando ministero pastorale e formazione culturale.
Conseguiti laurea e diploma si dedicò all’insegnamento presso le scuole medie del territorio, così come fecero numerosi altri suoi confratelli: don Arnaldo Caroli, don Ulderigo Nuvoli, don Bruno Malavolti, don Bruno Maglioni, don Luigi Bassetti, don Leonardo Poggiolini, solo per citarne alcuni. È stata questa un’esperienza generazionale talvolta non sufficientemente apprezzata in alcuni ambienti istituzionali ma dettata non solo da esigenze professionali se non ancor più, pastorali: una scelta portata avanti con abnegazione, dedizione e passione. È l’esempio di come in una persona di talento culturale e spessore spirituale, oggi come allora, la vita di provincia non sia sinonimo di marginalità e non costituisca un ostacolo alla buona volontà di chi è animato dalla fede e crede nel valore dell’insegnamento.
Nel 1987 avvenne una svolta importante nella vita e nel ministero di don Anselmo: il vescovo Francesco Tarcisio Bertozzi gli chiese inaspettatamente di trasferirsi dall’amata Valle Acerreta alla Valle del Lamone dove gli affidò la parrocchia di Sant’Adriano, mantenendo pure la responsabilità di Lutirano che, contestualmente, divenne l’unica parrocchia della Valle Acerreta alla quale furono aggregate Gamogna, Badia della Valle, Trebbana, Abeto e Bulbana, ormai spopolate. Furono quindi anni di impegno amministrativo, giuridico e istituzionale; di frequenti e mai ricusati trasferimenti per impegni pastorali attraverso le strade del nostro territorio, al fine di assolvere agli impegni del ministero.
Don Anselmo anche allora non stette alla finestra: negli anni a seguire sviluppò infatti spontaneamente una feconda collaborazione con la parrocchia del capoluogo di Marradi, divenendo il principale collaboratore di Mons. Guglielmo Patuelli, come egli lo definiva. Infine, al pensionamento di don Enrico Bondi, gli fu pure affidata la parrocchia di San Martino in Gattara. Domenica scorsa, quindi, i parrocchiani di Lutirano e pure delle altre parrocchie dove ha svolto il suo ministero sacerdotale, si sono stretti attorno a don Anselmo, con riconoscenza, rivedendo in lui l’operaio inviato dal Signore ad una messe diffusa ma esigente e quindi abbondante, così come annunciato nel vangelo. Una figura emblematica del clero modiglianese, portato, nella sua lunga esistenza ad attraversare cambiamenti epocali, talvolta difficili da interpretare, con saggezza ed equilibrio, ad elaborare interiormente la vita di solitudine e versatilità programmatica delle piccole parrocchie, nelle quali si è trovato spesso per obbedienza e all’improvviso; a recarsi per amore dello studio e sollecitudine pastorale dove la voce del Signore, avvertita nella coscienza e la Chiesa istituzionale lo hanno via via chiamato.
Lo attendiamo ancora, quest’estate, a Lutirano: il 12 agosto si terrà la festa dell’Associazione Volontari per la Valle Acerreta e in quel contesto serale, a Dio piacendo, don Anselmo benedirà la nuova immagine della Madonna, presso la via del centro urbano. In settembre ricorderemo il 25° anniversario della croce monumentale del Valico di Monte Beccugiano, eretta proprio per volontà di don Anselmo, al confine delle “sue” valli dell’Acerreta e del Lamone, in occasione del Grande giubileo del 2000, e chiederemo a lui di benedire nuovamente la croce. Gli auguriamo sempre di rallegrarsi che il suo nome, come quello di ogni discepolo è scritto nei cieli.
Gianluca Massari














