La Rete di Trieste, il network di amministratori locali di ispirazione cattolica nato a margine dell’ultima Settimana Sociale della Chiesa Italiana, si propone l’obiettivo di promuovere un nuovo modo di fare politica, partendo dai territori e dai problemi quotidiani. Di qui la scelta di diffondere e focalizzare, attraverso conferenze e comunicati stampa, alcuni contenuti programmatici, con l’intento di approfondirli e adottarli, indipendentemente dalle logiche di partito.
La partecipazione dei cittadini
Il primo punto riguarda la partecipazione dei cittadini alla vita democratica. Non si cerca abbastanza di approfondire le ragioni per cui, ormai stabilmente, la metà e oltre dei nostri concittadini diserta le urne. Solo quella parte di commentatori che a noi sembra a dir poco incosciente, tenta di spacciare questo fatto come un segno di modernità. A noi pare invece che questa sia la conseguenza di una politica sempre più staccata dai problemi veri della gente: occorre quindi ripartire dai territori e dalla politica dei territori, da amministratori e politici a contatto con le persone e con i loro problemi. Serve una profonda riforma delle dinamiche elettive e, parallelamente, un’autentica presa di coscienza dei problemi amministrativi; cosa che può accadere solo se ciascuno si riappropria del concetto per il quale partecipare significa anche contare. Ma perché la partecipazione sia fattore determinante per la costruzione del bene comune in uno scenario d’insieme, dal particolare al generale, si deve approfondire il vero significato della politica, quel valore alto e nobile che proprio la Dottrina Sociale le attribuisce. Solo in questo modo ridaremo vitalità alla partecipazione, anche attraverso percorsi di formazione e di crescita, come già tante delle nostre associazioni e diocesi hanno fatto e stanno facendo, in linea con la nostra Costituzione basata sulla politica rappresentativa e su quei corpi intermedi (associazioni, partiti e altri) che ne sono un elemento imprescindibile per la vitalità democratica.
Tutela ambientale e sicurezza
Il secondo punto attiene ai problemi della tutela ambientale e della sicurezza: due temi, contrariamente a quanto molti credono, profondamente connessi. Diverse posizioni politiche identificano la sicurezza con la lotta all’immigrazione, immaginando che la soluzione stia nel costruire muri lunghi centinaia di chilometri e in motovedette capaci di ributtare a mare uomini, donne e bambini. Le stesse posizioni che, difendendo il primato del business, in pratica negano, e comunque sottovalutano i cambiamenti climatici, opponendosi alle misure di contrasto alle fonti inquinanti. Altre posizioni, peraltro, sostengono tesi favorevoli a un’accoglienza generalizzata, senza tener conto che l’accoglienza senza politiche di integrazione, non può che tramutarsi in nuova emarginazione. Da decenni, e specialmente negli ultimi anni, il magistero della Chiesa attraverso le encicliche papali e le esortazioni delle Conferenze Episcopali, ammonisce la comunità a tenere saldamente legati i concetti di accoglienza, sviluppo economico e tutela ambientale.
Non basta decidere, come ha fatto il CDM nei giorni scorsi, che servono, nel prossimo triennio, all’economia italiana mezzo milione di immigrati, in aggiunta ai quattrocentomila del triennio scorso. Bisogna davvero porsi il problema dell’accoglienza e dell’integrazione, per le quali l’azione delle amministrazioni locali, in stretto raccordo con le associazioni di volontariato e del Terzo Settore, è assolutamente indispensabile. Infatti, questi nostri fratelli, del cui lavoro si giovano il nostro sistema produttivo e le nostre famiglie (ad esempio le “badanti”), hanno altre necessità essenziali. A cominciare dal problema della casa e della lingua, senza contare l’assistenza sanitaria, la previdenza, l’inserimento scolastico e la formazione professionale. Tutti settori, questi, per i quali gli enti locali possono avere una funzione fondamentale; a patto che chi di dovere lo comprenda, cominciando a stanziare le risorse necessarie. Questo è l’inizio del processo di integrazione, che passa anche attraverso i contatti umani, gli incontri culturali e momenti comuni di gestione del tempo libero. Sappiamo che c’è tantissimo da fare, ma è fonte di speranza l’esempio che ci viene tante volte dai ragazzi delle nostre scuole; non di rado è sui banchi di scuola che la discriminazione cede il passo all’integrazione, lasciando il posto all’amicizia e alla fratellanza.
La dimensione europea e il ruolo della Rete di Trieste
Sottolineiamo che il lavoro che vogliamo portare avanti ha come base la dimensione del territorio sul quale operiamo. Ma perché questo lavoro dia dei frutti, non può e non deve sfuggirci la visione e la dimensione di carattere generale. Per questo intendiamo contrastare nella maniera più decisa le tentazioni dei ritorni all’indietro. Purtroppo, non soddisfatti delle tragiche esperienze del passato, assistiamo a rigurgiti di nazionalismo, mascherato da sovranismo. Così ascoltiamo parole d’ordine quali “l’America prima di tutto”, “gli Italiani prima di tutto”, e via primeggiando, senza contare gli spettacoli disgustosi offerti da revival di bianchi contro neri o di guerre, scatenate da logiche di potenza nostalgiche del secolo scorso. Ci sarebbe da ridere, se invece non ci fosse da piangere, assistere alla guerra dei dazi alla cui base c’è anche la conclamata ragione per cui gli Stati Uniti sarebbero stanchi di essere derubati dall’Europa. Oggi la risposta a tutto questo ha un nome ben preciso: l’Unione Europea, una realtà politica nata all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, proprio per allontanarsi dagli errori del nazionalismo, e promuovere al loro posto i valori della cooperazione e della solidarietà tra i popoli, sicuri che sono questi i valori capaci di dare fondamento alla pace.
L’attuale Europa non è certa priva di difetti, ma non va dimenticato che dobbiamo alla sua esistenza gli 80 anni di pace che abbiamo vissuto fino ad oggi. Il periodo più lungo nella storia moderna del nostro continente. Al consolidarsi di questa realtà hanno potentemente contribuito figure quali quelle di De Gasperi, Schuman e Adenauer: tre personaggi che hanno profuso nel loro impegno e nella loro azione politica i valori cristiani che testimoniavano con la loro vita. Oggi noi referenti della Rete di Trieste per la Provincia di Ravenna affermiamo l’urgenza che la cultura europea venga propagandata e sostenuta a tutti i livelli. Anche per questo preannunciamo che è nostra intenzione organizzare all’inizio dell’autunno un’assemblea, aperta a chiunque voglia aderire e collaborare al progetto. L’intenzione è quella di rendere sistematici questi incontri con l’obiettivo di dare forza e concretezza alla crescita dei valori che noi mutuiamo dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Non escludendo a questo scopo di dar vita ad un’associazione, per dare struttura e continuità al nostro progetto. In questi giorni il progetto ha trovato una prima fase di manifestazione diretta attraverso iniziative presentate nella quasi totalità delle provincie italiane alle quali farà da corollario e sintesi quella nazionale che si terrà a Roma, presso l’Istituto di Santa Maria in Aquiro, la mattina del 23 luglio. L’incontro, promosso da alcuni Senatori, sarà condotto dal Coordinatore della Rete, Francesco Russo, con invito rivolto primariamente al mondo istituzionale.
Firme dei promotori della “Rete di Trieste” – Coordinamento della Provincia di Ravenna
Anna Biggi – Lugo
Riccardo Cappelli – Faenza
Luca Cavallari – Faenza
Raffaele Clò – Lugo
Tiziano Conti – Cotignola
Bruno Cristofori – Lugo
Andrea Fabbri – Faenza
Enrico Flisi – Lugo
Vittorio Ghinassi – Faenza
Bruno Pini – Ravenna
Franco Ricci – Lugo
Giovanni Severi – Faenza
Ermanno Tani – Lugo
Luciano Tarozzi – Lugo














