Di seguito pubblichiamo la lettera integrale arrivata in redazione da genitori di Marradi sui disservizi legati al trasporto ferroviario sulla linea Marradi-Firenze, che ogni giorno coinvolge tanti pendolari e studenti.
Essere genitori, si sa, non è facile. Soprattutto se abiti in Mugello e tuo figlio deve prendere il treno che collega la Romagna alla Toscana con la linea Faentina. Ecco com’è una nostra giornata tipo. Fai colazione prima dell’alba. Da una parte il caffè, dall’altra l’App di Trenitalia: devi controllare se il treno esiste ancora. È come un videogioco. Solo che noi genitori non ci divertiamo per niente. E neanche i nostri ragazzi.
Ecco la missione: ce la faranno gli studenti che si svegliano prima delle 6 di mattina ad arrivare a scuola per la lezione delle 8, e quindi entro le 7:50? Non lo sai ancora.
Non puoi sapere se tuo figlio arriverà a scuola in tempo, e quindi non sai neanche se potrai andare al lavoro. Puoi solo portare il ragazzo in stazione e incrociare le dita. Magari, prima, bacialo. Se il treno arriverà in ritardo dovrai aspettare la telefonata di tuo figlio e poi aprire un’altra App: quella della scuola. Infatti se tuo figlio arriva in ritardo resta fuori dalla scuola. Aspetta fuori dalla porta, mica lo fanno entrare a metà ora. Lo faranno entrare alla seconda ora, alla terza in qualche caso, ma solo se tu genitore avrai autorizzato via App il suo ingresso in ritardo. Qualche volta dovrai comunque telefonare al bidello raccomandandoti che te lo facciano entrare per favore. E se sei un’ operaia che deve stare in catena di montaggio senza poter guardare il telefono? Ti attacchi al treno.
Naturalmente i ritardi vengono conteggiati, al signor preside non interessa se il ritardo è colpa tua o del treno. Sono ritardi e basta. Mica è colpa sua. La prima difficoltà è che non solo i treni ma anche le notifiche dei ritardi arrivano in ritardo. Non puoi mai essere sicuro che l’App di Trenitalia sia aggiornata. Quello che leggi sarà proprio vero? C’è qualche novità dell’ultimo minuto che manca?
Meno male che esiste la pagina del gruppo “Mugello, attaccati al treno”. Se succede qualcosa lo vedrai prima lì che altrove. E quindi oltre alla App devi anche tenere aperta la pagina Facebook del comitato pendolari.
Bei tempi quando non c’era il treno. Almeno era un certezza. Lo sapevi già. Con la linea interrotta per le frane c’erano gli autobus sostitutivi al posto dei treni. All’inizio fu difficile far capire agli autisti che stavano comunque guidando un treno e che quindi dovevano fermarsi vicino alle stazioni. L’autista ha tuttora un potere discrezionale enorme sui nostri ragazzi. “Lo so che piove, e non è colpa tua: mi dispiace ma non ti faccio salire perché mi bagni il sedile”. È capitato di dover sentire e mandar giù anche questo.
All’inizio i bus erano pochi. A forza di proteste li abbiamo visti crescere. Alla fine per l’orario più importante, quello delle sei e mezza del mattino, da Marradi verso Faenza ne partivano 4. Per un anno e mezzo a noi genitori c’è andata bene, ce la siamo cavata. Le ore di ritardo
accumulate dai nostri figli sono state tutto sommato poche.
Poi è tornato il treno. Bene! Adesso è più lento, per sicurezza deve rallentare nei tratti messi a rischio dalle frane. Ora ci vuole il doppio del tempo per andare a Faenza. E questo lo capiamo, ci sta. Quello che non va è tutto il resto. Il treno è diventato metereopatico. Se il giorno prima è stata diramata l’allerta meteo (e non è stata revocata la mattina) da Marradi partono 3 autobus alle 6:20 e un altro alle 6:38. Alla fine è il caso migliore, perché i bus partono e arrivano anche se nevica. Puoi andare tranquillo al lavoro.
Altrimenti cosa può succedere? Che il treno non si fermi per niente, che salti di netto la stazione come è successo a Biforco il 23 novembre. E rimani lì, instupidito, e te ne puoi tornare a casa. Il grosso dei problemi avvengono con il treno della mattina, quello che porta tutti al lavoro e a scuola. Al lavoro no: i pendolari storici, gli operai e gli impiegati, hanno già rinunciato a giocare a questo gioco indecente, prendono direttamente la loro auto perché non possono rischiare di timbrare in ritardo tutti i giorni.
Il treno che parte da Firenze alle 5:15 arriva sempre rigorosamente in ritardo, con una variazione che va da pochi minuti a un’ora. Stranissimo che arrivi in orario: quando capita dev’esserci stato uno sbaglio nella programmazione. Quel treno arriva prima o poi a Marradi da dove riparte alle 6:29. Circa. Forse.
Vediamo un po’ cosa è successo su questa tratta nel mese di novembre: il giorno 8 e il 27 il treno ha collezionato tutte e due le volte un ritardo di 46 minuti esatti. Complimenti. Una volta è successo per banali “condizioni meteo avverse” ma l’altra per un “ritardo nella preparazione del treno”. Perché anche il treno si dovrà dare una sistemata, evidentemente, prima di uscire. Il 27 il treno che da Faenza è diretto a Firenze deve ancora arrivare. Giornata no.
Settimanalmente, e cioè i giorni 7, 13 e 21 la sbarra del passaggio a livello dopo Brisighella non ce l’ha fatta ad alzarsi. I ragazzi sono stati fatti scendere alla stazione di Brisighella. In quei casi qualcuno sveglia un responsabile che sveglia gli autisti e gli autobus partono in ritardo. Gli studenti sono arrivati alla stazione di Faenza alle 8:35. Chi di loro aveva una coincidenza da prendere, per esempio chi frequenta (chi vorrebbe frequentare) la scuola di Persolino a 5 km dalla stazione, si sono fatta tutta la strada a piedi entrambe le volte.
Il 20 novembre l’App segnalava 16 minuti di ritardo in partenza da Firenze. Alla fine il treno è stato cancellato per la scarsa aderenza sulle rotaie a causa delle improvvise avverse condizioni meteo. Il treno che scivola sulle rotaie. Wow. I passeggeri sono stati fatti scendere a San Cassiano. Alle 7:50 è arrivato un autobus, soltanto uno, e poi un altro. Metà dei ragazzi sono rimasti a piedi e a i genitori
è toccato andare a recuperarli. Alla fine, quando hai superato tutti questi livelli e tuo figlio ce l’ha fatta a sedersi al suo banco, puoi
rilassarti. Per un’ora, due. Perché poi c’è il viaggio di ritorno. Tutto da capo, al contrario.
Ora basta. Stiamo pagando degli abbonamenti per un servizio che non c’è. E non tirateci fuori il problema delle frane: il servizio faceva già pena prima. Ora è diventato ridicolo, sarebbe comico se non facesse piangere. Cosa dobbiamo fare? Qualcuno dovrà pur vergognarsi, e non siamo certo noi. Cosa possiamo chiedere a questi ragazzi, cosa possiamo pretendere? Gli stiamo ispirando senso di fiducia nei servizi pubblici, nelle istituzioni? È troppo chiedere di poter studiare e lavorare?
I genitori degli studenti della linea Faentina