Nel 2020 Beatrice Zauli (terza da sinistra nella foto), di Russi, si è laureata a Ferrara in Medicina e Chirurgia. L’anno dopo, come specialistica ha scelto Malattie infettive e tropicali a Sassari, con l’obiettivo di laurearsi a gennaio 2025. In questi giorni, prima del rientro a Sassari, l’abbiamo rintracciata a casa, di ritorno dall’Etiopia dove era andata ad aprile scorso per un progetto di cooperazione internazionale di Medici con l’Africa Cuamm di Padova. In totale sei mesi di impegno per una ricerca condotta dall’Università di Bari a Wolisso.

Beatrice, cosa ti ha spinto a scegliere Malattie infettive e tropicali?

Un mix di elementi fra cui casualità, interesse per la materia di studio e l’ambito sociale che è in relazione al tipo di pazienti che afferiscono a questa branca medica.

Come ti sei trovata in Etiopia?

Bene, eravamo diversi italiani, compreso un ragazzo del Servizio civile, talvolta alcune ostetriche, ogni mese due neo laureati in Medicina, ingegneri informatici e biomedici, psicologi, psichiatri e fisioterapisti. In casa eravamo in genere una decina di persone, a volte fino a quindici.

Quali sono stati i problemi maggiori che hai incontrato?

Di certo la mancanza di strumenti diagnostici che siamo soliti avere disponibili presso le nostre strutture ospedaliere. Questo ci ha portato a sfruttare al massimo tutte le risorse disponibili, cercando di ragionare fuori dai normali schemi, con l’obiettivo di dare il massimo servizio. Ora, ad esempio, uno degli scopi dello studio di ricerca condotto riguarda l’utilizzo di un software di intelligenza artificiale per la lettura delle Rx del torace. Da maggio scorso si lavora per capire se l’ecografia del torace può essere utile nella diagnosi. Mancando lastre per le radiografie, nelle ecografie basta avere gel.

Cosa ti resta di questa esperienza?

È stata un’esperienza super positiva. Essere medico là è completamente diverso. Anche per le patologie, in Africa c’è molta più essenzialità. Di fronte al fatto che hai pochi strumenti, il problema è usarli bene. Qui possiamo fare molti esami, e grazie alla sanità pubblica scegliere varie opzioni. In Africa la sanità è privata e ogni cosa si paga. Devi scegliere quali esami fare valutando i costi. Da noi, invece, nessuno ti dice che hai un limite di budget.

L’esperienza umana com’è stata?

Parti pensando di poter insegnare a tutti, ma sono più le cose che ho imparato. Mi sono sentita accolta e voluta bene. Abbiamo tanto da imparare dagli etiopi, un popolo molto gentile, disponibile, educato e resiliente.

In futuro cosa farai?

La cooperazione internazionale mi è piaciuta, ma vediamo. Ora c’è la tesi.

Giulio Donati