Il 12 settembre scorso hanno compiuto rispettivamente 70 e 50 anni Mario e Willer Giacomoni, padre e figlio, fra i più grandi cavalieri faentini. In occasione di questo anniversario, li abbiamo incontrati assieme per parlare della loro carriera sportiva: vantano oltre 100 vittorie se sommate, Mario 58 e Willer 45, in giostre e palii d’Italia.
Intervista a Mario e Willer Giacomoni, padre e figlio campioni delle giostre storiche
Mario e Willer, siete soddisfatti delle vostre carriere di cavaliere e poi di istruttori e tecnici?
Mario: Direi di sì, non mi posso lamentare. L’unica recriminazione che ho è che fra le tante vittorie mi manca il successo alla Giostra del Saracino di Arezzo; però ho avuto la soddisfazione di avere partecipato al Palio di Siena, e credo sia un vanto per me, che mi ritengo uno dei migliori cavalieri polivalenti nel panorama nazionale delle manifestazioni storiche equestri. Ricordo che vanto ancora il maggiore numero di vittorie al Palio di Ferrara, ben sei. Non ho vinto il 10° Palio del Niballo, impresa che ho tentato, ma va bene lo stesso, in fondo ne ho vinti 19 sommando anche i dieci di mio figlio: in campo ero sempre presente.
Willer: Sono contentissimo della mia carriera, ho dato tanto allo sport della lancia, ma ho pure ricevuto tanto, sia come cavaliere che da tecnico e capo scuderia. Pochi giorni fa, per esempio, ho avuto la soddisfazione di vincere la Giostra di Valfabbrica dove in cinque giorni ho istruito Tommaso Finestra, un giovane di belle speranze, che ha seguito a fondo i miei suggerimenti e che alla fine hanno pagato. Ho cessato l’attività sportiva, ma se mi chiamano e mi danno le motivazioni giuste, ritorno nell’ambiente senza problemi.
Willer cosa ti e mancato nella tua lunga carriera? Volevi vincere l’11° Niballo?
Penso nulla, le gare importanti le ho disputate e vinte tutte. All’undicesimo Niballo non ho mai pensato anche perché a suo tempo ero partito per vincerne uno… comunque io ne conto undici, dieci da cavaliere e uno da capo scuderia, quello vinto da Innocenzi al Borgo nel 2022.
Mario, Franco Ricci è stato il più grande cavaliere che hai affrontato?
Ricci grandissimo, ma nella giostra del Niballo era battibile e io l’ho dimostrato. Per le quintane era un fenomeno come lo è attualmente Luca Innocenzi; poi nella mia carriera giovanile ho affrontato altri miti, come Marcello Formica e Paolo Giusti, i due con cui duellava anche Ricci, e penso di avere appreso tanto guardando loro tre. Il fatto, poi, di riuscire a batterli è stata una grande soddisfazione. Poi, fra i grandissimi metto mio figlio e ora Luca Innocenzi, un fenomeno nelle Quintane, ma battibile nelle gare a inseguimento, Marco Diafaldi a Faenza e in altre gare lo ha dimostrato.
Willer: Ne ho incontrati tanti di bravi: Margasini a Foligno, i Capiani e anche Ricci quando ero ragazzino e l’ ho anche battuto nel Carosello dei Cavalieri Faentini. poi vorrei dire che la scuola equestre faentina è un po’ calata quando sono venuti fuori i professionisti di queste gara. Mi spiego: io per potere essere competitivo ero semiprofessionista, avevo un lavoro al mattino, mi alzavo alle 3, poi pomeriggio allenamenti, e questo già mi permetteva di fare la differenza sui dilettanti, poi quando sono arrivati i professionisti, che lo fanno per lavoro e che hanno a disposizione per ogni gara sino a dieci cavalli, mente io ne avevo al massimo due, li si è cominciata a vedere la differenza.
Vedete la scuola equestre faentina in ripresa, dopo anni difficili?
Willer: Purtroppo i “professionisti” delle giostre a oggi hanno un marcia in più. In questo modo i cavalieri rionali fanno fatica a emergere nelle quintane, l’unico che recentemente si è messo in bella mostra è un privato Nicholas Lionetti, che però di fatto è un professionista. Lavora con suo padre quando c’è bisogno, va in palestra la mattina, pomeriggio monta cavalli, se hai un lavoro come operaio, non ce la puoi mai fare. Marco Diafaldi, che non è più un ragazzino, è il migliore dell’ultima generazione della scuola faentina, ma nelle quintane di primo livello non è mai riuscito a vincere”.
Mario: Concordo con quanto detto da mio figlio. Sono contento che Lionetti junior sia ritornato in gioco ad alti livelli.
Quali sono le vittorie che ricordate con più piacere?
Mario: La soddisfazione più grande è stato il successo al Niballo 1981. Per una serie di circostanze, dovevo vincerlo per forza in quanto la mattina dopo dovevo essere alla tratta a Siena. Vinsi il Niballo, andai a Siena ma non corsi il Palio, lo feci l’anno dopo. Molti credono che il mio più grande successo sia stato quello del 1979 vinto con otto scudi, ma invece quello che porto nel cuore io è quello del 1981.
Willer: La realizzazione di un sogno, quando ho vinto il primo, nel 1997 e riportai il drappo al Rosso undici anni dopo mio padre.
Il Palio del Niballo è una delle competizioni più difficili?
Willer: Senza ombra di dubbio, lo dimostrano i fatti, ci vogliono cavalli predisposti per questa gara, e lo dimostra il fatto che Innocenzi del Borgo non è competitivo come in altri contesti. A livello di tecnica è diverso da tutti gli altri; poi vorrei dire che le scuderie faentine si erano un po’ addormentate, ma arrivando lo straniero che poi ha vinto, si è visto una grande miglioramento, l’orgoglio faentino si è risvegliato.
Mario: Il cavallo nella giostra Niballo vale il 70%, è una pista talmente difficile che anche il migliore fantino senza il migliore cavallo combina poco; mentre un cavaliere mediocre con una forte cavallo a volte è anche riuscito a vincere un Niballo, non tanti, ma un paio sì. Nel 70% che do al cavallo considero anche la preparazione, e quindi il lavoro del cavaliere. Se non hai un cavallo a cui piace il “gioco” il Palio di Faenza diventa impossibile vincere.
Un sogno nel cassetto?
Mario: Do una mano al mio cavaliere rionale, Matteo Rivola del Rosso, vorrei vincere un altro Palio.
Willer: Sono ormai pensionato per questo ambiente. I sogni che avevo li ho realizzati tutti.
Gabriele Garavini