Un disastro, non solo in città. Sono migliaia infatti gli ettari di seminativi, ma soprattutto frutteti e vigneti finiti sotto metri di acqua e fango. Ad essere colpite sono state soprattutto le aziende del faentino, dove tra l’altro si concentra il maggior numero di aziende fruttiviticole della provincia, ma anche la zona di Cotignola, dove ha esondato il Senio e Traversara di Bagnacavallo dove la situazione è “disperata”. A tracciare un primo bilancio è Coldiretti Ravenna che definisce “grave la situazione sul versante della vendemmia, dato che ancora oltre il 50% dell’uva era da raccogliere” senza contare che il raccolto in corso di prugne, mele e pere è compromesso.
Coldiretti, “Situazione drammatica, sconforto e impotenza”
“E’ drammatica la situazione che stanno vivendo i territori della provincia – precisa l’organizzazione -. A causa delle piogge incessanti che hanno causato esondazioni e rotture di argini, intere aziende agricole rischiano di sparire per sempre“. Molto difficile anche la situazione in collina dove sono parecchi gli allevamenti isolati dalle frane. “E’ un bilancio provvisorio ma già pesantissimo quello che stiamo cercando di tracciare – spiega Assuero Zampini, direttore di Coldiretti Ravenna – con fatica abbiamo raggiunto numerosi nostri associati colpiti dalla furia del maltempo vedendo con i nostri occhi lo sfacelo causato da frane e inondazioni. In loro abbiamo letto sconforto e impotenza. Pesante il conto dei danni lungo le aste fluviali nella parte collinare e montana dove da tempo sollecitiamo interventi per la sistemazione dei letti dei fiumi che, se fatti, avrebbero ridotto l’impatto sulle aziende agricole confinanti”.
Misirocchi (Cia), “Senza ristori, aziende a rischio chiusura”
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Cia Romagna, Danilo Misirocchi. “Tre gelate tardive e tre alluvioni consecutive rischiano di far chiudere molte aziende. In questo momento la priorità è gestire la situazione, passare alla conta dei danni e avviare gli iter per gli indennizzi – afferma -. C’è bisogno però che arrivino immediatamente i ristori promessi a seguito della calamità dello scorso anno. Diversamente, già dalla fine del 2024, alcune aziende chiuderanno”.