Un convegno nazionale per affrontare i problemi del Castagno a Marradi; si è parlato di prodotti di qualità, di castagne e di marroni. La XX edizione dell’Incontro-Dibattito sul Castagno (tornata autunnale), organizzato dal Centro di Studio e Documentazione del Castagno (CSDC), dal titolo: “DOP e IGP una opportunità per il rilancio della castanicoltura italiana ed europea“, si è svolto il 16 dicembre presso il Teatro degli Animosi. Il territorio marradese è a forte vocazione castanicola, dove si produce il “Marron Buono di Marradi” ed è all’interno dell’areale della zona di produzione del Marrone del Mugello, una delle Indicazioni Geografiche Protette (Igp) riconosciute all’ Italia dalla Comunità Europea. Nell’incontro di sabato, oggetto di approfondimento sono stati proprio i prodotti di qualità, in particolare le Igp e le Denominazioni di Origine Protetta (Dop), quali opportunità per il rilancio della castanicoltura Italiana ed Europea. Un incontro che ha visto una buona presenza di operatori del settore produttivo, commerciale e dei Consorzi che hanno richiesto un riconoscimento comunitario o che intendono richiederlo.

L’Italia a livello europeo è il più importante paese produttore, trasformatore, ed anche esportatore, di castagne e marroni. Questi ultimi, pregiatissimi, in Europa fanno parte esclusivamente del patrimonio castanicolo italiano, avendo tratto origine genetica dell’ancestrale “Marrone Fiorentino”. Mentre nel 2022 l’Istat ha censito una superficie coltivata a castagne e marroni di circa 36.000 ettari – che in quell’anno ha fornito una produzione di circa 57.000 tonnellate – nel 2023 la produzione mediamente è risultata quasi dimezzata. Questa situazione ha comportato una forte richiesta di prodotto da altri paesi europei e non solo, tutti importanti produttori di castagne e marroni e nostri abituali fornitori quali: Spagna, Portogallo, Grecia, Albania, Turchia, Cile.

Alluvione, difficoltà dei castagneti tradizionali, opportunità della Pac

All’apertura dei lavori il professor Elvio Bellini, presidente del Csdc, pone in evidenza come la castanicoltura italiana si basa soprattutto su castagneti tradizionali, spesso in avanzato stato di senescenza non in grado quindi di garantire una produzione costante.  Il sindaco di Marradi, Tommaso Triberti, ha messo in evidenza come tutto il territorio quest’anno abbia subito gravi danni a causa dell’alluvione primaverile, e della mancanza di piogge nei momenti cruciali della produzione del pregiato marrone, limitandone l’accrescimento e mettendo a rischio il reddito dei castanicoltori. Tatiana Castellotti, del Crea, ha evidenziato come i castegneti europei siano interessati ad una produzione intorno alle 140.000 tonnellate, corrispondenti a circa il 7% della produzione mondiale. L’Italia con i suoi 35.000 ettari e 15.000 aziende agricole, produce mediamente 50.000 tonnellate annue. Castellotti richiama le opportunità offerte dai regolamenti nazionali e comunitari, nonché le nuove possibilità che giungono dal Piano Strategico della Pac 2023-27.

Luciano Trentini, vicepresidente del CSDC, pone in evidenza come alcuni paesi europei ed altri del mondo stiano occupando spazi di mercato che in passato erano del nostro paese. In particolare la Cina e il Cile si affiancano alla Spagna e alla Turchia per alimentare le esigenze di importazione dell’Italia di castagne e marroni. Chiaramente il consumatore italiano, solito ad acquistare prodotti locali, si trova in difficoltà ad abituarsi a questo drastico cambiamento di mercato. Le denominazioni Dop e Igp sul Castagno, che il nostro paese ha conseguito dalla Comunità Europea (16 eccellenze fra castagne, marroni e farina, vedi tabella), rappresentano una grande opportunità per rilanciare la nostra castanicoltura. Alberto Ventura, della Regione Emilia-Romagna, sottolinea come le produzioni DOP e IGP, regolamentate e certificate, siano una garanzia per il sistema di controllo e di qualità. Richiama poi il grande interesse dei Consorzi riconosciuti, che sono in grado di tutelare in modo ampio le singole denominazioni DOP e IGP. Vincenzo Giannoccaro, dell’ICQRF del Masaf, ha rimarcato l’importante ruolo dei Consorzi di Tutela che hanno anche funzione di promozione, valorizzazione, informazione dei consumatori e curare gli interessi intrinseci di ogni denominazione DOP e IGP.      

“Serve un Piano Castanicolo Nazionale”

Hanno poi riferito i rappresentanti delle grandi aree castanicole italiane: per il Nord è intervenuto Paolo Chiaberto, per il Centro Emanuele Piani e per il Sud Giulia Ingino. Ciascun relatore per le sue specifiche competenze ha evidenziato le difficoltà che i Consorzi incontrano, essenzialmente per aggregare i produttori, considerata la frammentazione del settore che soprattutto al Nord, ma anche al Centro sono di ridotte dimensioni. Le cose vanno meglio al Sud dove le superfici sono più ampie, con maggiore disponibilità di prodotto. Altro aspetto importante evidenziato dai Relatori è quello della commercializzazione delle castagne, molto spesso vendute direttamente in sagre paesane, sfuse senza marchi di identificazione. La limitata produzione del 2023 rende ancora più difficile il reperimento di prodotto a marchio Dop e Igp da immette sul mercato. E’ emersa unanime l’esigenza di disporre di un Piano Castanicolo Nazionale che possa concretamente aiutare gli stessi castanicoltori ad uscire dalla precarietà sia economica che agronomica e anche sul piano gestionale. Del pari la ricerca e la sperimentazione di nuovi impianti è auspicabile, in quanto portatrice di ripresa della castanicoltura con la possibilità di coinvolgere giovani.

Ripartire dall’innovazione

Le conclusioni del professor Elvio Bellini non potevano che partire dal concetto di innovazione. I nostri castagneti tradizionali, soprattutto quelli del Centro-nord sono portatori di molte delle problematiche sopra evidenziate e con scarso reddito non è possibile praticare la castanicoltura, per cui non resta che affidarsi ai nuovi impianti, sempre da realizzare in aree collinari e montane con possibilità di introdurre le moderne tecnologie dell’irrigazione e della meccanizzazione, fermo restando l’adozione in toto delle norme presenti nei disciplinari di produzione delle DOP e IGP italiane. Il prof. Bellini non ha mancato di ricordare a tutti i presenti che il Castagno ha tolto la fame dalle popolazioni montane che vivevano prima in modo deprechevole e grazie ai frutti del Castagno (farina compresa) hanno potuto sopravvivere, alimentandosi di prodotti altamente nutritivi e anche nutraceutici.

Tutti noi dobbiamo essere riconoscenti a questa portentosa Fagacea, proponendo il Castagno europeo (Castanea sativa, Miller) patrimonio immateriale dell’umanità, protetto dall’UNESCO.  

il Consiglio Direttivo del CSDC

Castagno: denominazioni DOP e IGP riconosciute all’Italia dalla Comunità Europea (Reg. UE n. 1151/2012 – Aggiornamento Masaf del 13 novembre 2023)  
NomeCategoriaRegione
Castagna di Montella                                            IGPCampania
Marrone del MugelloIGPToscana
Marrone di Castel del RioIGPEmilia-Romagna
Castagna del Monte AmiataIGPToscana
Marrone di San ZenoDOPVeneto
Farina di Neccio della GarfagnanaDOPToscana
Castagna CuneoIGPPiemonte
Marrone di RoccadaspideIGPCampania
Castagna di ValleranoDOPLazio
Marroni del MonfeneraIGPVeneto
Marrone di CombaiIGPVeneto
Marrone di Caprese MichelangeloDOPToscana
Marrone di Valle SusaIGPPiemonte
Farina di Castagne della LunigianaDOPToscana
Marrone di Serino-Castagna di SerinoIGPCampania
Castagna di RoccamonfinaIGPCampania
Altri prodotti a base di castagno: 
Miele della LunigianaDOPToscana
Miele delle Dolomiti BellunesiDOPVeneto