L’ingresso del nuovo parroco come «occasione per riflettere sulla realtà della comunione-comunità, che è sia la parrocchia sia l’Unità pastorale. Si tratta di un noi di persone credenti, le quali sono unite tra di loro perché sono prima in comunione con Gesù Cristo». Sono queste le parole pronunciate domenica scorsa dal vescovo, monsignor Mario Toso, durante l’omelia della celebrazione di ingresso di don Marco Ferrini come nuovo parroco di San Pietro in Fognano.



Dopo essersi insediato a Brisighella, don Marco ha conosciuto ora la comunità fognanese e dopo la celebrazione, in un momento di festa conviviale, si è fatto raccontare la storia di questa piccola, ma tenace, comunità con un circolo parrocchiale molto operativo e con tanta voglia di fare. La giornata è stata anche l’occasione per salutare don Mirko Santandrea e ringraziarlo per il servizio prestato in questi anni.
L’omelia del vescovo Mario: l’importanza di lavorare insieme come Unità pastorale

Nel corso della sua omelia, il vescovo Mario si è soffermato sul tema della corresponsabilità e del cammino sinodale con le altre parrocchie in un’ottica di unità pastorale. «Fognano, posto come comunità cristiana in un’Unità pastorale, in un insieme di comunità parrocchiali e di Istituti religiosi – ha detto il vescovo – non può pensarsi come una realtà isolata, non solo perché non ha il parroco residente, ma soprattutto perché noi siamo strutturati e chiamati a essere Chiesa comunione nella missione. Oggi è più necessario che mai mettere insieme le forze per una nuova evangelizzazione, che tenga presente, senz’altro, gli elementi costitutivi della vita ordinaria della Comunità: annuncio/catechesi, liturgia, carità, ma anche nuove forme di ministerialità per la missione! Si pensi, ad esempio, ai Gruppi ministeriali su cui la nostra Diocesi sta riflettendo da tempo e per la costituzione dei quali ha predisposto dei percorsi di formazione».
«La corresponsabilità dei laici – specifica monsignor Toso – non significa, però, imparare a fare senza il ministro ordinato, senza il parroco, ma a vivere insieme con lui la responsabilità dell’annuncio, della guida/carità pastorale e della preghiera. Oggi c’è il rischio di cadere in una clericalizzazione del laicato e di una laicizzazione del clero. Infatti, si vedono interpretazioni estreme della corresponsabilità dove gli uni e gli altri imparano semplicemente a fare senza l’altro. La chiave di volta non sta nel semplice “spartirsi i compiti” ma nello svolgerli nella comunione, ossia insieme, secondo le specifiche vocazioni e con le responsabilità che sono proprie di ogni ministero. Non è forse questa la sinodalità su cui siamo chiamati?».