Il fortissimo vento alle prime luci dell’alba del 25 luglio ha fatto rinascere nei faentini un senso di paura che da due mesi a questa parte non abbandona nessuno alle prime gocce d’acqua o a un cielo che si fa scuro. Diversi danni si sono riscontrati in tutta la città, da alberi caduti a interruzioni momentanee delle linee ferroviarie. Neanche e’ Galèt de Paciugh, l’opera realizzata con le macerie dell’alluvione dall’artista Alessandro Turoni all’interno della mostra La Borda dell’associazione Fatti d’Arte al Fontanone dal 5 al 27 luglio, è stato risparmiato.
Fatti d’Arte: “Rialzeremo quanto prima e’ Galèt de Paciugh”
Raffiche di vento a 100 km/h per un peso di 100kg al metro quadro, hanno fatto cadere su se stesso quello che nasce come simbolo di rinascita di Faenza dopo un periodo così difficile per la città. “Vogliamo ripristinarlo quanto prima“, ci dice Veronica Bassani, presidentessa dell’associazione Fatti d’Arte, “anche perchè è un’opera che ha un livello simbolico molto forte. La popolazione stessa ci ha chiesto di renderlo permanente e se ci saranno i fondi per rinforzare tutta la struttura ci piacerebbe molto farlo. Non ci è possibile lasciarla sulla rotonda su cui si trova adesso ma ascolteremo la cittadinanza per la scelta del suo luogo definitivo; molti chiedono di porla su uno dei luoghi maggiormente colpiti”. Già al lavoro per rimetterlo in sesto anche il curatore della mostra Filippo Maestroni, che ci rassicura sulla sicurezza della base della struttura: “la croce di ferro su cui poggia l’opera è perfettamente stabile, il gallo si è adagiato su se stesso cadendo per il peso esercitato dal vento”.
La Borda: una mostra che recupera il senso dell’arcano riletta dopo l’alluvione
Una mostra, all’intero de La prospettiva estiva per il Fontanone, che ha un forte valore simbolico e che ha voluto esprimere il senso di una rinascita collettiva dopo la collettiva catastrofe che ha colpito la città. Non solo quindi la ripresa della mitologia folkloristica romagnola, incarnata dall’immagine della Borda, la strega che rapisce i bambini nella nebbia, ma anche un segno di ripresa per una Faenza che da subito si è messa gli stivali e ha imbracciato la pala. Per questo e’ Galet de Paciugh tiene in mano non una caveja, l’asta di ferro decorata con immagini allegoriche e simbolo della Romagna, ma una pala. “Volevamo in qualche modo lasciare ai faentini un ricordo di quel che è successo ma con un senso positivo, che fosse proprio un segno di ripartenza” dice l’artista Alessandro Turoni, uno dei cinque artisti che hanno partecipato alla mostra. Ultimo evento in chiusura della mostra questo giovedì con la degustazione di vini a cura di Menta&Rosmarino.
di Letizia Di Deco